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Gianluca
Schiavoni, il coreografo racconta: «I peccati
che più di altri hanno dominato la mia vita sono l'ira,
l'inganno, la superbia o la lussuria, quest'ultima intesa
non solamente come appetito sessuale o erotico ma come mania
di esagerare, di cercare sempre l'eccesso a volte anche a
mia insaputa. La creatività, riesce a restituire a
ciascuno di noi quell'armonia, quell'elasticità, quella
libertà che sgretola la nostra, spesso inconsapevole
mania a ripetere il medesimo schema; essa, al contrario, riesce
a farci percepire che non c'è nessun sistema predefinito,
nessun senso unico, che le possibilità sono varie e
che molte sono alla nostra portata. La creatività possiede
un'energia sottile ma potentissima capace veramente di cambiare
la vita di tutti noi». Esposito Azzurra,
l'interprete dell'inganno, commenta il lavoro svolto con Gianluca
e Andrea: «Il mio personaggio è
il prototipo della donna in carriera, sempre impegnata, sicura
di se, capace di ostentare, che ha il controllo di tutto;
lo stress da prestazione, però, a volte, si manifesta
con movimenti nervosi e tic comuni. La coreografia è
caratterizzata da movimenti molto veloci e forti, ma allo
stesso tempo fluidi».
Durante lo spettacolo la lussuria compare su un trono, come
i grandi dittatori; è rappresentata come una bocca
che alla fine inghiotte se stessa.
Il goloso compare accanto a un tavolo che ribalta, rigira,
disfa. Matteo Gavazzi,
l'interprete di questo peccato ci confida: «La gola,
dei nove vizi capitali rappresentati, è quello che
più mi si addice, nutrendo un buon rapporto con il
cibo; la gola in sé rappresenta anche l'insaziabilità
che nel mio caso si traduce nella voglia di fare nuove esperienze,
per questo immagino che l'autore abbia visto in me un buon
interprete».
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L'invidia è interpretata da una coppia di danzatori: lui prova invidia per il fatto di non essere donna e lei ha l'invidia del pene; ad un certo punto si troveranno davanti ad una cornice gigante, rappresentante uno specchio, e si rispecchieranno l'un nell'altro."
"Marco Messina, uno dei due interpreti ci confida: «Danzerò in coppia con un mia collega Laura Caccialanza, una solista della Scala, anche se, in questa occasione dimostreremo di essere un unico corpo, interpretando lo stesso vizio; sicuramente ce la faremo e, per fortuna, non siamo invidiosi l'uno dell'altro. L'invidia ha due facce; la prima è l invidia diciamo cattiva.....nel senso che se uno è invidioso di un altro cerca di far di tutto per sminuire o per ostacolare l'altra persona; e poi c'è quella positiva che nasce quando ti capita di incontrare uno più bravo o più colto o più pratico di te e cerchi di far di tutto per arrivare a raggiungere il suo livello»".
L'accidia compare su una poltrona, con alcuni manichini e
balla lenta. Chiara Borgia ci confida: «Devo ammettere di essere rimasta un po'
sorpresa quando mi hanno assegnato proprio questa parte. Solo
dopo essermi documentata su questo peccato, ho capito di esserne
anch'io complice, a volte, come tante altre persone. Personificare
questo ruolo significa per me, prendere sempre più coscienza di una parte di me che non avevo considerato prima.
Cercherò di lasciarmi trasportare dalla musica; vorrei
riuscire a trasmettere la noia, la spossatezza e soprattutto
quella pesantezza interiore che rallenta tutti i movimenti».
Licia Ferrigato nei panni della paura racconta: «La danza sarà contemporanea, un esempio di come
questo vizio possa avere delle grandi influenze
sui movimenti
del corpo, come quando ci si copre il viso o
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quando si indietreggia o si scappa; la paura a volte diventa terrore e ci travolge».
L'ira, interpretata da Daniele Lucchetti, pensa: «La collera si trasforma da stato d' animo in vizio nel momento in cui si perde totalmente il controllo di se stessi.
La danza del collerico è caratterizzata
da movimenti dinamici molto fisici e da una gestualità
forte che è un richiamo alle espressioni più
attuali della danza contemporanea. Momenti di equilibrio si
alternano alla ricerca di azioni al limite del controllo in
una lotta continua con se stessi che porta all'esaurimento
delle forze». |
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